Il 19 novembre arriva una sentenza della Corte di Giustizia Europea che pone il limite agli Stati Membri di non poter più impedire la circolazione e commercializzazione nei mercati UE dei prodotti derivati dell’intera pianta.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le varie, raccomanda all’ONU di escludere dalle sostanze che necessitano di controllo il CBD e le preparazioni con CBD ottenuto dalla pianta.
L’ONU questo 2 dicembre approva una sola delle raccomandazioni dell’OMS, la principale. La “culla del proibizionismo”, come chiamata da alcuni, riconosce finalmente la Cannabis una sostanza terapeutica, rimuovendola dalla tabella 4 nella quale si trovano le sostanze a maggior rischio di abuso e senza alcun valore benefico.
La Commissione europea, alla votazione ONU quasi unanime, cambia rotta e decide di dare il via libera alla qualificazione del CBD come alimento o integratore alimentare. Ma per ora lo fa secondo le regole del Novel Food, una normativa che consente la registrazione e quindi commercializzazione di un prodotto alimentare al CBD solo a gruppi industriali sufficientemente grandi e strutturati o a consorzi costituiti a questo scopo, a causa delle elevate spese di registrazione. Un’operazione esosa e complessa per la maggior parte delle piccole realtà italiane d’eccellenza.