Decreto del 30 dicembre 2021 di attuazione dell'articolo R. 5132-86 del codice di sanità pubblica
Articolo 1
I – Ai sensi dell’articolo R. 5132-86 del codice di sanità pubblica, la coltivazione, l’importazione, l’esportazione e l’uso industriale e commerciale delle sole varietà di Cannabis sativa L. il cui contenuto di delta-9-tetraidrocannabinolo non è superiore a 0,30 % e che sono elencate nel catalogo comune delle varietà di specie vegetali agricole o nel catalogo ufficiale delle specie e varietà di piante coltivate in Francia. La determinazione del contenuto di delta-9-tetraidrocannabinolo delle suddette varietà e il prelievo di campioni per tale determinazione vengono effettuati secondo il metodo previsto in allegato. I fiori e le foglie sono prodotti da piante coltivate da semi certificati. È vietata la vendita di piantine e la pratica delle talee. Solo gli agricoltori attivi ai sensi delle normative europee e nazionali vigenti possono coltivare fiori e foglie di canapa.
II – I fiori e le foglie delle varietà menzionate in I possono essere raccolti, importati o utilizzati solo per la produzione industriale di estratti di canapa. In particolare è vietata la vendita ai consumatori di fiori o foglie crudi in tutte le loro forme -da soli o in miscela con altri ingredienti-, il loro possesso da parte dei consumatori e il loro consumo è vietato. L’acquisto di fiori e foglie di canapa prodotti sul territorio francese è oggetto di un contratto scritto tra produttore e acquirente. Il contratto include informazioni sul volume e sul prezzo dei prodotti. Il contratto può includere informazioni sulla qualità prevista dei prodotti. Il contratto è concluso prima dell’inizio della campagna di produzione. III – Il contenuto di delta-9-tetraidrocannabinolo degli estratti di canapa, nonché dei prodotti che lo incorporano, non è superiore allo 0,30%, fatte salve le disposizioni degli articoli 14 e 15 del regolamento (CE) n. 178/2002 e dell’articolo 4 del regolamento (CE) n. 767/2009.
Come interpretiamo la nuova norma francese sulla canapa
Il risultato in particolare è che è vietata la vendita al dettaglio ai consumatori di fiori o foglie grezze in tutte le loro forme, da soli o in miscela con altri ingredienti, in particolare in prodotti per fumatori, tisane o pot-pourris. Anche il solo possesso da parte dei consumatori oltre che il loro consumo vengono vietati.
Il governo francese preferisce scegliere la strada più chiusa e pericolosa, una strada che rischia di generare una risposta antiproibizionista di disobbedienza, perché riporta questa pianta di nuovo completamente nelle mani del mercato nero proprio quando nel mondo invece si sta legalizzando.
Con oltre 8-10 milioni di potenziali consumatori, la Francia rappresenta un mercato importante per il fiore di canapa industriale. Come è accaduto in Italia, il settore francese si è sviluppato in maniera diffusa e oggi il paese ha molti negozi e consumatori di fiori di canapa.
Si è scelto addirittura di vietare la vendita diretta consentendo a Mildeca di inserire nuove e sempre più definite restrizioni sulla commercializzazione a filiera corta di questi prodotti.
Le motivazioni addotte alla norma
Si vuole giustificare il divieto di vendita di fiori e foglie al dettaglio sostenendo che non sia possibile per le forze dell’ordine distinguere la canapa a basso contenuto di THC da quella stupefacente, ma esistono vari test -anche rapidi- già in uso in alcuni paesi.
La seconda motivazione che viene addotta è legata a motivi di salute: si afferma che sia possibile riscontrare un contenuto di THC più elevato nei fiori e nelle foglie crude, cosa che li avvicinerebbe ai narcotici. Ci soffermano sui rischi associati alla combustione di sostanze uso fumo, quando sappiamo che l’assunzione di fiori e foglie può avvenire in molti altri modi (vaporizzazione, tisana, alimentare).
Per la Mildeca (agenzia interministeriale per la lotta alle droghe e alle dipendenze) il CBD è un prodotto psicoattivo a tutti gli effetti. Secondo l’agenzia ci sarebbero ancora incertezze sugli effetti sulla salute del consumo di prodotti CBD. Fino a oggi gli studi scientifici hanno dimostrato che il CBD agisce nel cervello sui recettori della dopamina e della serotonina e per questo secondo Mildeca il suo consumo potrebbe avere effetti psicoattivi, sedazione e sonnolenza. Infine le interazioni con altri farmaci: la ricerca che si è potuta fare più ampiamente in questi ultimi anni ha permesso alla scienza di andare avanti e di mostrare come in alcuni casi il fitocomplesso possa anche sostenere sinergicamente una cura farmacologica antiepilettica – quindi sì alcune terapie farmacologiche possono essere influenzate da interazioni con il CBD, ma anche in maniera positiva e comunque blanda.
l giudici del consiglio costituzionale francese danno speranza al settore CBD
La nozione di stupefacente designa quelle psicotrope quali sostanze caratterizzate da un “rischio di dipendenza” e da “effetti nocivi per la salute”, affermano i giudici nella loro decisione in risposta al quesito di costituzionalità posto con urgenza dall’Associazione degli operatori del settore. Il Consiglio respinge la questione di incostituzionalità, ma ha colto l’occasione per sottolineare due criteri cumulativi che consentono di qualificare un prodotto come narcotico: “dipendenza” ed “effetti nocivi per la salute”, spiega Me Scanvic, avvocato dell’associazione.
I giudici hanno aggiunto che “spetta all’autorità amministrativa, sotto la vigilanza del giudice”, classificare alcune sostanze nella categoria degli stupefacenti “secondo l’evoluzione dello stato delle conoscenze scientifiche e mediche. Questi due criteri “essenziali (dipendenza ed effetti nocivi per la salute), secondo l’analisi di Yann Bisiou, docente all’Università di Montpellier e fondatore dell’associazione L630 che difende una riforma delle politiche pubbliche sulla droga in Francia, non sono soddisfatti per quanto riguarda il CBD”, secificando che la Corte di giustizia dell’Unione Europea e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) convergono verso un’assenza di rischi “della molecola”. “Siamo piuttosto soddisfatti di questa decisione”, afferma da parte sua Aurélien Delecroix, presidente del sindacato della canapa. La pronuncia dei giudici arriva infatti subito dopo la pubblicazione del decreto in questione che aveva gettato nello scompiglio produttori, distributori e consumatori. Xavier Pizarro, avvocato del foro di Marsiglia che ha chiesto al Consiglio di Stato un’ordinanza cautelare per la sospensione di questo testo e intende fare pieno affidamento sulla decisione del Consiglio costituzionale sostiene: “Indicando criteri che non esistono nel diritto positivo, il Consiglio costituzionale ha accolto la critica che abbiamo formulato”. E continua “Nel 2020 i giudici europei hanno ricordato che a differenza del tetraidrocannabinolo (THC), il CBD non può essere considerato uno stupefacente, poiché “non ha effetti psicotropi o dannosi sulla salute umana”.Infine l’esperienza di questi ultimi anni in Italia e Francia, paesi in cui c’è stata una circolazione di fiori e foglie CBD, dimostrano la non dannosità e offensività di questi prodotti.
Il controllo è un pretesto per favorire i colossi?
La nostra associazione comprende le difficoltà delle istituzioni francesi, come di quelle italiane, nel distinguere il fiore di canapa da quello di cannabis oltre che naturalmente nel garantire che questa filiera sia sana, salubre e onesta. Ma non vuol dire che questa difficoltà debba essere un pretesto per favorire i colossi, togliendo tutto il margine di mercato agli agricoltori e ai piccoli operatori.
Se da una parte la legge francese rappresenta un’apertura alzando il limite di THC dallo 0,2% allo 0,3%, la possibilità di vendita diretta viene sostituita dall’obbligo di conferimento.
Esiste nella legge anche un rimando chiaro all’utilizzo di fiori e foglie secondo normativa europea come succedanei del tabacco: l’Europa già da un anno ha inserito la canapa tra i possibili succedanei del tabacco e in paesi come il Lussemburgo e la Svizzera si è già consolidato questo mercato a uso umano.
Come in Italia, anche in Francia l’agenzia dei monopoli potrebbe prendersi carico delle attività di controllo e autorizzazione. Da qui si apre a nostro parere un grande bivio: come normare la canapa a uso umano?
Gli operatori di settore italiani e francesi non sono assolutamente contro un’attività di controllo: la volontà è quella di garantire al consumatore alta qualità e agli Stati la sicurezza che a circolare siano esclusivamente prodotti salubri.
L’enorme rischio per la canapa di una gestione simile ai tabacchi
In Europa il tabacco è stato standardizzato, i prodotti sono tutti molto simili e questo ha portato a una concorrenza basata solo sul prezzo di prodotti tutti uguali e di qualità mediocre, affidata a gruppi sempre più grandi. Tutto ciò fino a che in Italia non è stato più conveniente produrre tabacco. Con la fine del supporto in termini di disaccoppiamento, la produzione di tabacco in Italia non ha avuto più ragione di esistere, perché a parità di standardizzazione dei prodotti, può essere fornito alle manifatturiere a prezzi molto più bassi dai paesi dell’est.
Per queste ragioni troviamo rischioso e non adatto alla cannabis -pianta dai mille usi-, un modello simile al tabacco, sarebbe casomai più appropriato un modello simile agli alcolici.
La produzione industriale non standardizzata consente a tutte le attività di progredire e di migliorare sulla qualità anziché su una triste guerra al prezzo, avviando un mercato sano e concorrenziale, comprendente anche foode superfood e rivolto alla maggior parte della popolazione (+40mln di consumatori) e non soltanto ai già consumatori di cannabis da inalazione.
La canapa a bassissimo tenore di THC come dicevamo prima non ha particolari profili di offensività e per il controllo potrebbe essere assoggettata alle già vigenti norme di salubrità relative agli alimenti, con un limite di THC negli alimenti pari a quello sotto cui non è definita stupefacente in Europa, quindi lo 0,3%.
La produzione della cannabis, anche a uso ricreativo, dovrebbe essere basata sui concetti di tracciabilità, sviluppo di prodotti DOC e DOCG, artigianalità e “cantine” dell’eccellenza. Questo nell’ottica di impegnare le aziende agricole italiane e similmente anche le francesi visto che oltre l’80% di queste hanno piccole estensioni tra i 2 e i 5 ettari.
Il nostro appello (accorato)
Il sindaco di Londra sta recentemente sviluppando un piano basato su un modello di successo che depenalizza i minori di 25 anni catturati con piccole quantità di cannabis, negli Stati Uniti l’uso ricreativo della cannabis ad alto contenuto di THC è legale in quasi tutti gli Stati, Malta anche ha appena legalizzato, il nuovo governo tedesco ha inserito la legalizzazione nel suo programma, la Repubblica Ceca alza il limite di THC per ritenere la canapa non stupefacente all’1% di THC così come già da tempo ha fatto la Svizzera.
Con un appello accorato alla Commissione Europea è necessario chiedere tutti insieme -associazioni di settore, associazioni antiproibizioniste e consumatori- di non fermare il progresso, di non pretendere una standardizzazione non naturale dalla Cannabis, compromettendo notevolmente qualità e valore dei prodotti ottenuti. Non troviamo corretto favorire solo le aziende più grandi con la scusa di dover garantire standard spesso assurdi che non tutelano davvero la qualità.
La domanda di vino italiano e francese d’eccellenza sostiene in maniera dignitosa le rispettive filiere. Allo stesso modo può strutturarsi il comparto della cannabis di eccellenza, come prodotto di qualità da esportare anche all’estero. Il mercato mondiale della cannabis è enorme, per non parlare del turismo e di tutte le altre esternalità positive economiche dal suo indotto.
Guardiamo con attenzione al periodo di presidenza francese in Commissione Europea, il governo francese che vuole promuovere un approccio comune al CBD – per questo sarà necessario che le associazioni e i consumatori di tutta Europa si attivino: l’Europa ha la responsabilità di strutturare un futuro per tutte le realtà e le centinaia di migliaia di operatori attivi nel settore della canapa. Nel legiferare dovrebbe coinvolgere gli operatori stessi. La nostra associazione si sta occupando di strutturare un sistema di valutazione della qualità e di tracciabilità dei prodotti a garanzia di tutti gli operatori e consumatori – siamo certi che tutte le associazioni nazionali si stiano muovendo in questo senso.
Chiediamo di poter lavorare insieme ai governi e all’Europa per garantire gli standard di sicurezza, ma anche di qualità – con incentivi e libertà di ricerca e sviluppo per tutte le aziende virtuose anche se piccole, capaci di portare il mercato europeo su un altro livello.
Cari colleghi francesi, consci che la discussione dovrà arrivare sul piano europeo, scriveteci per avviare un coordinamento, supportandoci a vicenda. Insieme abbiamo maggiori possibilità.
Contatti Istituzionali:
Mattia Cusani +328 62 96 580