Il recente decreto interministeriale sulle piante officinali (pubblicato in GU il 18 maggio 2022), nel caos normativo e in un quadro già caratterizzato da interpretazioni non omogenee nelle varie procure, rischia di limitare la coltivazione e prima trasformazione della canapa per tutti gli usi e indotti che non sono farmaceutici.
“Abbiamo indetto una raccolta fondi per fare ricorso e impugnare tale disposizione presso le sedi opportune” afferma Mattia Cusani, rappresentante istituzionale di Canapa Sativa Italia, l’associazione con il più alto numero di iscritti che ha lanciato il ricorso al TAR appoggiata subito dalle Associazioni Sardinia Cannabis e Resilienza Italia Onlus e successivamente anche da Federcanapa. “Inserire le foglie e le infiorescenze non stupefacenti della Canapa Industriale sotto la legge 309/90, quindi assoggettare la canapa alla normativa sulle sostanze stupefacenti ci sembra assurdo” continua ancora Cusani.
Inserendo la canapa tra gli stupefacenti, potrebbero verificarsi diverse e costose operazioni e sequestri con lunghi processi che andrebbero comunque in assoluzione, perché si tratta di fiori e foglie senza alcun effetto stupefacente. Inutili costi per lo Stato e per gli imprenditori. Inoltre, non trattando l’intera pianta di canapa, queste disposizioni potrebbero essere un’evidente restrizione dell’organizzazione del mercato comune europeo: la prima parte del comma 4 del decreto potrebbe limitare la coltivazione e prima trasformazione dell’intera pianta, già data per assodata in diversi paesi europei (e non solo), alla sola industria farmaceutica, obbligando commercianti e produttori italiani a importare dall’estero.
Lo schema di decreto è lo stesso testo che a giugno 2021 aveva trovato la ferma opposizione di tutte le associazioni del settore, del tavolo di filiera della canapa e delle più importanti associazioni dell’agricoltura – tanto da persuadere il Ministro Patuanelli a optare per un rinvio. “Da mesi esiste un Tavolo di Filiera della Canapa Industriale di cui le nostre associazioni fanno parte assieme ad altre realtà ed enti pubblici. Non comprendiamo come si possa approvare un decreto che azzererebbe il comparto esistente per darlo in mano a pochissimi senza alcun confronto o comunicazione al Tavolo Tecnico e con le parti interessate.