Mentre nel mondo si norma la Cannabis ad alto THC, in Italia si fa la guerra a malati e operatori della canapa

CSI: ‘Il mondo della politica (e non solo quello da sempre più vicino alla legalizzazione delle droghe leggere) ha esultato – insieme a tante associazioni di settore come la nostra e ad associazioni politiche – alla notizia dell’assoluzione di Walter De Benedetto innanzi al Tribunale di Arezzo ‘perché il fatto non sussiste’.

Tuttavia, proprio in questi giorni, gli operatori del settore della canapa in Italia, molti nati grazie alla legge 242/2016, sono diventati bersaglio di uninterpretazione, a nostro parere errata, di alcune Procure come quella di Cagliari. Si sono viste nei giorni passati molte operazioni di sequestro integrale di prodotti in aziende agricole e negozi in Sardegna, ma anche in Friuli Venezia Giulia e a La Spezia.

Troppo spesso il lavoro degli imprenditori e specialisti della filiera è vanificato da sequestri immotivati, da carenza di procedure danalisi di prodotto, da vuoti normativi e da idiosincrasie e disparità interpretative delle Corti.

Quando si approvò la legge 242/2016, si disse che era il primo passo per risolvere il problema della produzione industriale della canapa e che con atti successivi come la circolare interpretativa del 22 maggio 2018, sarebbero state prese in considerazione tutte le istanze del settore.

La circolare recita: “con specifico riguardo alle infiorescenze della canapa, si precisa che queste, pur non essendo citate espressamente dalla legge 242/2016 né tra le finalità della coltura né tra i suoi possibili usi, rientrano nell’ambito dell’articolo 2, comma 2, lettera g), rubricato, Liceità della coltivazione, ossia nell’ambito delle coltivazioni destinate al florovivaismo, purché tali prodotti derivino da una delle varietà ammesse, iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, il cui contenuto complessivo di THC della coltivazione non superi i livelli stabiliti dalla normativa, e sempre che il prodotto non contenga sostanze dichiarate dannose per la salute dalle Istituzioni competenti.”

A distanza di anni le forze dellordine di alcune procure continuano a procedere con operazioni di sequestro, sostenendo linefficacia di una circolare rispetto alla legge.

In quasi tutti i casi, queste operazioni terminano con larchiviazione e restituzione del prodotto, perché il reato non sussiste in mancanza di un principio attivo atto ad avere una qualche offensività. Tutto ciò si traduce in uno spreco di soldi pubblici, oltre che in ingenti danni agli investimenti e alle aziende di agricoltori e giovani imprenditori italiani.

L’Europa è volta a favorire e incentivare l’utilizzo della pianta di canapa nella sua interezza come recentemente chiarito dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 20.11.2020 nel caso C-663/18, la quale ha ribadito come a livello comunitario la pianta di Canapa Sativa Linnaeus (Cannabis Sativa L.), nella sua interezza, sia un prodotto agricolo con una propria organizzazione nel mercato comune. Conseguentemente ogni iniziativa degli Stati Membri volta a limitare l’impiego della pianta nella sua interezza si pone in contrasto con il diritto comunitario. Va anche ricordato che non sussistono esigenze di tutela della salute pubblica secondo il principio di precauzione, dal momento che, come ribadito dalla Corte di Giustizia, tali valutazioni sono state già effettuate dall’Unione Europea nel momento in cui la pianta di canapa è stata inclusa tra i prodotti agricoli e istituita una sua specifica organizzazione nel mercato comune.

Le filiere inerenti all’alimentare, alla cosmesi, alle estrazioni per semilavorati, nonché il settore del florovivaismo, tutti menzionati dalla legge 242/2016, hanno già dimostrato di rappresentare i settori più rilevanti in termini volumi di mercato quindi di gettito, di attrazione degli investimenti, ma anche di innovazione, posti di lavoro e indotto – sono quindi le filiere a maggiore potenzialità per lItalia e le per casse dello Stato.

Canapa Sativa Italia (CSI) denuncia quindi linsistenza a voler escludere l’uso dell’intera pianta come suggerirebbe la procura di Cagliari: oltre che essere un’interpretazione restrittiva e in contrasto con la normativa comunitaria, danneggia la produzione italiana a vantaggio di altri Stati membri, con ulteriore lesione alle regole del mercato comune UE.

Canapa Sativa Italia (CSI): ’In un mondo che sta legalizzando la cannabis ad alto tenore di THC, in Italia si fa la guerra ai malati e alla cannabis light. Ci auguriamo che non debba essere sempre la magistratura a fare giustizia (come nel caso De Benedetto ma anche nelle tre ultime principali pronunce della Corte di Cassazione) – o la stessa magistratura a disapplicare le norme – ma che anche il Governo e il Parlamento facciano la loro parte

Ufficio Stampa – Diana Marrone